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Enciclopedia

Malattia di Parkinson

Si tratta di una patologia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, che include diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con esiti sulla qualità di vita di chi ne soffre.

Che cos’è il Parkinson?

Il Parkinson è il più comune dei “disordini del movimento”. Si presenta quando la generazione di dopamina nel cervello diminuisce fortemente a causa della degenerazione di neuroni in una zona detta “sostanza nera” (la perdita cellulare è di oltre il 60% all’inizio dei sintomi). Dal midollo al cervello iniziano ad apparire anche accumuli di una proteina chiamata “alfa-sinucleina”, che secondo alcuni, potrebbe essere la responsabile della propagazione della patologia a tutto il cervello. La durata della fase preclinica (periodo di tempo che passa tra l’origine della degenerazione neuronale e l’inizio dei sintomi motori) non è conosciuta, però certi studi la datano intorno a 5 anni.

Quali sono i sintomi del Parkinson?

I sintomi primari della patologia di Parkinson sono:

  • tremore a riposo
  • rigidità
  • bradicinesia (lentezza dei movimenti automatici) e instabilità posturale (perdita di equilibrio).

Quali sono le cause del Parkinson?

Le cause di questa patologia non sono ancora conosciute, però pare che molti fattori collaborino al suo sviluppo. Prima di tutto fattori genetici: le alterazioni di certi geni sono collegate al Parkinson e, circa il 20% delle persone ha una storia familiare positiva per la patologia. Sembra importante anche l’esposizione a sostanze tossiche tipo pesticidi, idrocarburi-solventi e metalli pesanti (ferro, zinco, rame).

Questi sintomi si manifestano in maniera asimmetrica: un parte del corpo è più colpita dell’altra.

Prevenzione

Attualmente non ci sono medicinali o sostanze capaci di prevenire la patologia di Parkinson. Molti studi sperimentali hanno però dimostrato che il consumo di peperoni, frutta e verdura potrebbero minimizzare il pericolo di sviluppare la malattia.

Diagnosi

La diagnosi della patologia di Parkinson non si fonda solo sull’esame clinico, ma si basa anche sulla storia clinica e familiare della persona, oltre che sulla considerazione di sintomi e segni neurologici. Gli esami strumentali, come la Risonanza magnetica nucleare ad alto campo, la SPECT DATscan, la PET cerebrale e la scintigrafia del miocardio servono da supporto, qualche volta indispensabile, alla diagnosi clinica. Sarà il neurologo a decidere se e quali esami il paziente dovrà fare per completare la diagnosi.

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Non c’è una cura per la patologia di Parkinson, però la terapia farmacologica, la chirurgia e la gestione multidisciplinare sono capaci di dare sollievo ai sintomi. I medicinali principalmente usati per la terapia della malattia sono la levodopa (in genere in abbinamento a un inibitore della dopa-decarbossilasi e un inibitore delle COMT), gli agonisti della dopamina e gli inibitori MAO-B (Inibitore della monoamino ossidasi).