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Enciclopedia

Tomografia ad emissione di positroni (PET)

Che cosa si intende per PET?

La PET (Positron Emission Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini che permette l’individuazione precoce dei tumori e la valutazione di dimensione e localizzazione. L’esame è basato sulla somministrazione di radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni.  Nelle indagini di Medicina Nucleare, come la PET, è prevista la somministrazione di una piccola quantità di una sostanza radioattiva (radiofarmaco), allo scopo di indagare le caratteristiche funzionali degli organi e degli apparati nei quali il radiofarmaco è localizzato. Dopo essere stato somministrato per via endovenosa, il radiofarmaco si distribuisce nel corpo del paziente consentendo di ottenere delle immagini diagnostiche, interpretate dai medici specialisti.

 

 

La PET è dolorosa o pericolosa?

No, la PET non è dolorosa; l’unico disagio è rappresentato dal fastidio causato dalla puntura dell’ago dell’iniezione, mediante il quale viene somministrato il farmaco che si localizza nell’organo in esame. Non è pericolosa; la quantità di radioattività iniettata è esigua e la dose al paziente è paragonabile a quella di altri esami che utilizzano radiazioni, come per esempio la TAC. Le sostanze impiegate non risultano tossiche e solitamente non causano effetti secondari; estremamente rare sono le manifestazioni allergiche.

 

 

Chi può essere sottoposto alla PET?

Chiunque può essere sottoposto a queste indagini su indicazione da parte del medico curante. La richiesta dell’esame deve essere poi valutata dal medico specialista in Medicina Nucleare, il quale deve confermare o meno la corretta indicazione dell’esame. Le donne in gravidanza o che presentano ritardo nel ciclo mestruale devono segnalarlo prima dell’iniezione, perché potrebbero esserci conseguenze sul feto. Se la gravidanza insorge anche a breve distanza di tempo dall’esecuzione dell’esame non esiste alcun problema per il feto. Durante il periodo di allattamento è consigliabile che le donne segnalino al medico questa circostanza per ricevere istruzioni sul periodo della necessaria interruzione dell’allattamento al seno, che varia in base al radiofarmaco impiegato.

 

 

È prevista una preparazione prima dell’esame?

Nella maggior parte dei casi si richiede il digiuno. L’esatta modalità di preparazione viene comunicata al momento della prenotazione dell’esame. Normalmente non è necessaria la sospensione di eventuali terapie farmacologiche in atto; qualora fosse necessario, le indicazioni sulla durata della sospensione vengono fornite al momento della prenotazione.

 

 

Come viene svolto l’esame?

Il radiofarmaco viene somministrato attraverso un’iniezione in vena, in genere nell’avambraccio.

Il periodo di attesa tra la somministrazione del tracciante e l’esame è variabile in base al differente meccanismo di distribuzione e può variare fra 10 minuti e un’ora, nella maggior parte dei casi. Questo tempo deve essere trascorso in sale dedicate all’interno del reparto di Medicina Nucleare.

Per eseguire l’esame si fa distendere il paziente sul letto del tomografo PET/TC, la macchina che registra le radiazioni che escono dal paziente in seguito alla somministrazione e all’accumulo del radiofarmaco.

Durante l’esame bisogna togliere gli oggetti metallici (collane, spille, monili) dal campo di rilevazione, che potrebbero interferire con la produzione dell’immagine. Sarà compito dei tecnici del reparto controllare questi particolari.

Una volta terminato l’esame il paziente può riprendere le normali attività ed abitudini. Qualche volta può rivelarsi utile bere più acqua del solito, per eliminare più rapidamente il farmaco somministrato. I composti radioattivi impiegati vengono eliminati rapidamente dall’organismo, generalmente in poche ore. In alcuni casi, in base al radiofarmaco impiegato, si consiglia di evitare la vicinanza con bimbi piccoli e donne in gravidanza per alcune ore. Sarà premura del personale del reparto fornire le informazioni necessarie.