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La storia di Elisa: combattere il tumore cerebrale e la fiducia nella Ricerca

Glioma di alto grado al cervello: era partito tutto con un forte mal di testa e poi quella diagnosi, che quando non hai nemmeno trenta anni proprio non ti aspetti.

Elisa, che le trenta candeline le ha spente proprio nel 2018, convive con la sua diagnosi dal 2017, da quando cioè la sua emicrania con aura l’ha portata dopo diversi esami a scoprire una massa tumorale. Da quel momento però è iniziato anche il suo percorso in Humanitas e al Cancer Center, con i giovani del gruppo AYA – Adolescents and Young Adults. La condivisione e la speranza nella ricerca l’hanno aiutata ad affrontare i momenti più difficili.

“I medici mi hanno sconsigliato l’operazione – racconta Elisa –: il tumore è localizzato troppo in profondità e con un’intervento chirurgico sarebbero più i rischi dei benefici”. Iniziò quindi la terapia con il dott. Matteo Simonelli e la dott.ssa Elena Lorenzi (dell’Unità operativa di Oncologia Medica in Humanitas), “sia con radioterapia che chemioterapia e rispondo bene”. I dolori che inizialmente erano insopportabili e invadevano la vita quotidiana di Elisa, diminuiscono; rimane la stanchezza e soprattutto “la voglia di riprendere in mano la mia vita”.

”C’è chi rifiuta il tumore e continua fare la propria vita facendo finta che non sia niente. Io non riesco – ha raccontato ancora la giovane che lavora nel mondo della pubblicità – : l’ho accettato, mi sono anche raccontata sui social. Ora sono consapevole e positiva”.

Condividere cure, gioie, sconforto e speranze: il progetto AYA

La condivisione e la speranza nella ricerca. È questo che ha aiutato Elisa nei momenti più difficili. Proprio in Humanitas Elisa ha scoperto il progetto AYA (Adolescents and Young Adults) dell’Humanitas Cancer Center che dedica ai pazienti oncologici cosiddetti giovaniadulti (tra i 16 e i 39 anni) un percorso sia clinico che psico-sociale. “Mi sono subito attivata in questo progetto – ha spiegato Elisa – e ho conosciuto tantissimi ragazzi della mia età che affrontano il percorso oncologico. È stato fondamentale perché capisci di non essere solo e condividi con loro dubbi, domande, paure e anche gioie o speranze. Fuori dal progetto tutti cercano di comprendere quello che ci è accaduto ma difficilmente riescono a farlo davvero. Quando invece condividi la stessa esperienza, nel bene e nel male, queste persone diventano punti di riferimento. Sono nate vere e proprie amicizie”.

La ricerca in Humanitas

In Humanitas un team multidisciplinare di neuro-oncologia formato da neurochirurghi, radioterapisti, neuro-radiologi, anatomopatologi e neurofisiatri – di cui il dott. Matteo Simonelli e la dott.ssa Elena Lorenzi fanno parte per l’Oncologia – si occupa della gestione di tutti gli aspetti diagnostici, terapeutici ed assistenziali dei pazienti affetti da tumori primitivi cerebrali.

Con cadenza settimanale il team si riunisce per discutere ed impostare l’iter diagnostico-terapeutico dei casi di maggiore complessità.

Ad oggi sono attivi in Humanitas diversi studi clinici sperimentali incentrati sull’utilizzo di nuovi farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici, di cui si vuole studiare la sicurezza e l’efficacia in diverse tipologie di tumori solidi fra cui anche i gliomi.

Alla ricerca clinica si affianca anche una parte significativa di ricerca traslazionale svolta nei laboratori preclinici per Fondazione Humanitas per la Ricerca, in continua crescita ed espansione, volta ad identificare fattori prognostici, predittivi o nuovi target terapeutici.

Tra questi anche alcune ricerche sul Glioblastoma multiforme (GBM), il tumore cerebrale più comune negli adulti che causa circa 11mila decessi all’anno e ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi inferiore al 5%, trattato con chirurgia, radioterapia e temozolomide.

I ricercatori del Laboratorio di Farmacologia e Patologia del Sistema Nervoso di Humanitas hanno lavorato anche su un progetto di ricerca che studia la sintesi di un nanovettore attivato da metalloproteasi, allo scopo di migliorare la sua penetrazione all’interno del sistema nervoso e, in modo specifico, nella cellula tumorale.

Lo studio prevede l’utilizzo di un modello di barriera ematoencefalica messo a punto nel laboratorio di Farmacologia e Patologia del Sistema Nervoso di Humanitas per analizzare la capacità di arrivo del nanovettore al tumore e agli organi periferici, le proprietà farmacocinetiche e la possibile tossicità, locale e sistemica.